In una notte estiva apparentemente tranquilla, il cielo era sereno e limpido, punteggiato da stelle brillanti che sembravano vegliare silenziose. Ma all’improvviso, come a voler interrompere la quiete, apparve una tempesta in lontananza. Non era una tempesta qualsiasi: si diceva fosse la Reula, una processione di anime penitenti che, secondo la leggenda, appariva nelle notti tempestose. La loro presenza portava con sé un’aura di mistero e magia, e chiunque vi si imbattesse doveva affrontare una sfida, salvandosi solo attraverso parole giuste o incontrando un’anima conosciuta in vita.
La Reula si avvicinava, spezzando il buio con i suoi lampi e il rombo dei tuoni. Le ombre delle anime si facevano più distinte, quasi tangibili, come se danzassero al ritmo della tempesta. Il mistero che le avvolgeva era palpabile; l’aria sembrava carica di un’energia antica. Tuttavia, nonostante l’apparente minaccia, il temporale non ci toccò. Passò sopra le nostre teste senza versare una goccia di pioggia, lasciandoci immersi in una notte calma.
Un fenomeno naturale che aveva assunto contorni leggendari. Ma chi raccontò quella prima notte non dimenticò mai l’incontro con la Reula, quella processione di anime penitenti.